Milano ha vissuto una lunga giornata di lotta contro la crisi e contro i ricatti ed il modello economico/sociale che Marchionne con la connivenza della quasi totalità della classe politica e sindacale italiana sta perpretando.
Lunga un pò perchè lo spezzone composto da precari e studenti ha aspettato qualche ora per potersi muovere da Porta Venezia, quando la testa del corteo entrava in piazza Duomo la coda era ancora immobile al punto di partenza.
Lunga perchè siamo arrivati in piazza dopo mezzogiorno. Lunga perchè abbiamo messo in essere elementi di generalizzazione dello sciopero, cercando di fare con i nostri mezz i quello che da tempo ci si aspetta cioè un vero SCIOPERO GENERALE. Che non vediamo da quasi 10 anni.
Lo sciopero dei metalmeccanici si è profilato come lo sciopero Generale di tutte le parti sociali, politiche e sindacali che hanno capito che l’affair Pomigliano e Mirafiori non è storia solo degli operai che vivono e lavorano quelle fabbriche. è storia di tutti, è un attacco ai diritti del mondo del lavoro, è l’esplicitazione che la ricetta con cui governano il mondo del lavoro si chiama RICATTABILITA’, ed è la stessa con la quale nutrono il mondo dei precari dal 1998 in avanti. Ma non sono solo i diritti negati, tolti e sotto attacco del mondo del lavoro ad aver animato la generalizzazione dello sciopero.
C’erano gli studenti che non vedono un futuro davanti a loro, nè scolastico (grazie allo smantellamento della scuola e università pubblica) nè lavorativo. C’era chi lotta affinchè i beni comuni rimangano tali e siano svincolati dalle logiche di mercato. Acqua, casa, salute e lavoro sono beni primari che devono essere garantiti.
Abbiamo iniziato all’alba andando davanti ai cancelli della Marcegaglia in viale Sarca,assieme agli operai e Intelligence Precaria, abbiamo bloccato i flussi d’ingresso e di uscita merci, abbiamo bloccato il traffico. Volevamo dare un segnale alla presidentesa di Confindustria; e, a qualcuno, una giusta causa per non presentarsi al lavoro e poter scioperare con noi, visto che chi è precario, così come chi si trova a lavorare a Pomigliano e Mirafiori, vede limitato il diritto di sciopero. Già dal mattino abbiamo mostrato come mettere in comune le esperienze e le lotte sia una traiettoria da battere per uscire tutti insieme dalla crisi che ci vogliono imporre.
Volevamo dire che il modello economico che vuole parificare rendita e profitto “risparmiando” sulle spese fisse e quindi sui diritti dei lavoratori, trasformandoli in schiavi che devono lavorare tanto e guadagnare poco proprio non ci piace, ci disguasta e non sarà accettato.
Volevamo far sapere a chi vorrebbe un sistema sociale per cui i diritti e le necessità umane devono essere lasciate da parte perchè bisogna assecondare l’accumulo di capitale di pochi e, quindi, la povertà dei molti noi non lo accettiamo. Così dopo il blocco della Marcegaglia siamo andati al corteo indetto dalla FIOM per gridare con loro che siamo contro la crisi, per i diritti e contro i ricatti e che una discussione sui modelli di lavoro può iniziare solo sui contenuti non con la svendita dei diritti (ottenuti con le lotte con il sangue di chi prima di noi ha lottato per superare le condizioni di sfruttamento) e del contratto nazionale. Un pò come la riforma dell’istruzione non può iniziare con il taglio dei fondi come fatto dalla Gelmini. La stessa faccia della stessa medaglia e di modello sociale.
Ma non ci bastava. Mancava qualcosa. Così siamo andati a far visita ad una sede della UIL. Uno dei due sindacati confederali che assieme alla CISL dichiara che oggi bisogna garantire lavoro a qualsiasi costo, firma gli accordi di Pomigliano e Mirafiori e quindi asseconda il modello sociale costruito, proposto e imposto dall’asse PDL – Marchionne in nome della globalizzazione neoliberista e della newco.
Abbiamo voluto ridipingere la loro insegna in giallo, il colore degno di loro, il colore dei sindacati padronali.
Oggi con la lotta degli operai e della FIOM, ieri assieme agli studenti, ai movimenti per l’acqua, contro la TAV o il DAL MOLIN. Dalla crisi ci usciamo tutti assieme, praticando resistenza, costruendo alternativa.
La lotta è un bene comune:diffondila e difenditi dai banditi della crisi!
Corsari Milano
Gente Seria